Stipendio in contanti cede il passo al bonifico: tramonta un’epoca

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Addio all’epoca del pagamento degli stipendi in contanti. Quella bella sensazione derivante dal denaro in mano, che provavano molti lavoratori, a fine mese, quando ricevevano lo stipendio, sarà solo un lontano ricordo. D’ora in avanti gli stipendi verranno accreditati, in Italia, solo mediante bonifico bancario o postale. Lo stabilisce un emendamento dem approvato nelle ultime ore dalla commissione Lavoro della Camera. Adesso ci sarà l’esame in commissione Bilancio. Il vicepresidente del Pd alla Camera è lieto dell’approvazione dell’emendamento.

Novità riguarda qualsiasi tipologia di rapporto di lavoro

‘Anche questo emendamento nasce da una proposta di legge che ho presentato nel 2013 e che è stata recentemente approvata alla Camera. I datori di lavoro o committenti non possono corrispondere la retribuzione per mezzo di denaro contante direttamente al lavoratore…’, ha spiegato il vicepresidente del Pd alla Camera.

La corresponsione dello stipendio mediante bonifico riguarderà qualsiasi tipologia di rapporto instaurato.

Chi continuerà ad erogare lo stipendio in contanti rischierà una multa di 5mila euro. L’obiettivo del legislatore è la tracciabilità degli stipendi e contrastare il fenomeno delle ‘false buste paga’.

Tracciabilità degli stipendi

Molte aziende sono abituate infatti ad erogare ai lavoratori stipendi inferiori rispetto a quelli contemplati dalla contrattazione collettiva, esigendo tra l’altro le firme dei dipendenti.

Secondo l’onorevole Di Salvo, la somma indicata sulle buste paga non corrisponde spesso a quello che i lavoratori intascano. Questa tendenza deve essere contrastata in ogni modo perché fa male alla forza lavoro e alle famiglie italiane.

False buste paga e minacce di licenziamento, oltre alla tracciabilità dei pagamenti sono i fattori principali che hanno portato il legislatore italiano a mandare in pensione lo stipendio in contanti.

Novità non ancora in vigore

La nuova normativa, occorre precisarlo, non è ancora in vigore. C’è bisogno dell’ok del Senato e della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.

Per scongiurare l’odioso fenomeno della minaccia di licenziamento, la nuova normativa prevede anche che la firma della busta paga non rappresenta più prova del pagamento ricevuto.

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