Crisi, boom riserve: famiglie italiane preferiscono lasciare denaro in banca:

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Famiglie non consumano: boom riserve

Famiglie non consumano: boom riserveIn Italia aumentano di 80 miliardi di euro le riserve, ovvero il denaro lasciato nei conti correnti e nei depositi da famiglie e imprese per lo spettro della crisi e dell’arrivo di nuove tasse

 

Il denaro non speso da famiglie, aziende, assicurazioni, istituti di credito, onlus, ed altri organismi ammonta a 1.558 miliardi: precedentemente le riserve di attestavano a 1.477 miliardi di euro. Le banche continuano ad essere alquanto restie nell’erogazione dei prestiti, e per questo godono di una liquidità pari a circa 52 miliardi di euro. Queste ed altre interessanti informazioni emergono da un’attenta analisi del Centro studi di Unimpresa incentrata sulle riserve italiane da giugno 2014 a giugno 2015.

I depositi dei nuclei familiari italiani sono cresciuti di 15,4 miliardi di euro mentre quelli delle onlus di ben 400 milioni di euro. Aumentate enormemente anche le riserve delle aziende: l’incremento è stato di 14,2 miliardi.

Paolo Longobardi, presidente di Unimpresa, ha reso noto che “le riserve delle banche sono cresciute di 42,7 miliardi (+13,30%) da 321,4 miliardi a 364,1 miliardi. La liquidità congelata degli istituti è uno dei motivi del credit crunch. Nello stesso periodo, infatti, il totale dei finanziamenti al settore privato è diminuito di 7 miliardi. Anni di austerity e tasse, a cui bisogna porre fine, senza bluff e false promesse, hanno prodotto anche questo assurdo risultato: le famiglie non spendono più e preferiscono lasciare i soldi in banca, magari per far fronte a nuove stangate fiscali o imprevedibili onde lunghe della recessione. È un effetto perverso del rigore: anche se i soldi ci sono non circolano, i consumi ristagnano e la ripresa fatica a crescere a doppia cifra”.

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