Ddl Cirinnà, ok assemblea senatori dem. Consiglio d’Europa esorta Italia a riconoscere unioni civili

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Unioni civili, Consiglio d'Europa pressa Italia

Unioni civili, Consiglio d'Europa pressa ItaliaL’assemblea dei senatori Pd ha, oggi, dato l’ok al ddl Cirinnà, quello che regola le unioni civili e le adozioni gay. Sul disegno di legge ci sono opinioni divergenti e a Palazzo Madama sarà battaglia

 

Il via libera dell’assemblea dei senatori dem al ddl Cirinnà è arrivato proprio nel momento in cui il Consiglio d’Europa ha esortato l’Italia a riconoscere le unioni civili. Thorbjorn Jagland, segretario generale del Consiglio d’Europa, ha scritto su Twitter:

“Incoraggio l’Italia a garantire il riconoscimento legale alle coppie  dello stesso sesso, così come stabilito dalla sentenza della Corte europea dei diritti umani del 21 luglio 2015 e come accade nella maggior parte degli Stati membri del Consiglio d’Europa”.

Il leader di Ncd, Angelino Alfano, si oppone fermamente al riconoscimento delle unioni civili e assicura che, nel caso diventasse legge il ddl Cirinnà, verrà proposto il referendum abrogativo. Durante un’intervista rilasciata a Radio Capital, Alfano ha detto:

“L’ho messo in conto. Penso che a fronte di una così difficile decisione parlamentare, se davvero la legge fosse percepita come un punto di eccesso, in una direzione o nell’altra, potrebbe essere una scelta razionale affidarsi al popolo”.

Uno dei nodi cruciali del ddl Cirinnà è quello della stepchild adoption, ovvero la possibilità di adottare il figlio del compagno. L’istituto sembra eccessivo a molti, anche ai cattolici dem.

Insomma, il Consiglio d’Europa sollecita l’Italia a riconoscere al più presto le unioni tra persone dello stesso ma nel Belpaese c’è chi, come Alfano, è contrario e difende energicamente la famiglia tradizionale. Monica Cirinnà, dopo il voto di oggi, ha detto:

“Dopo il voto l’accordo del Pd è più vicino. I senatori hanno detto unanimemente che voteranno sì nel voto finale alla legge. Restano delle opinioni diverse sulle adozioni ma abbiamo una settimana di tempo per trovare un’intesa”.

I senatori cattodem chiedono di modificare gli articoli 3 e 5 del ddl Cirinnà, quelli sulle adozioni, in quanto contrari alla stepchild adoption. Il senatore Stefano Collina ha affermato:

“Così come si presenta, con la sola esclusione del Titolo II della legge sulle adozioni, l’art. 3 autorizza di fatto l’approvazione della stepchild adoption, alla quale resto contrario. Per questo chiediamo di emendare anche l’art. 3, che altrimenti rende inutile l’art. 5”.

Riportiamo uno dei punti più salienti del ddl Cirinnà, ovvero l’articolo 3, che recita:

“Con la costituzione le parti acquistano gli stessi diritti e assumono i medesimi doveri; dall’unione civile deriva l’obbligo reciproco alla fedeltà, all’assistenza morale e materiale e alla coabitazione. Entrambe le parti sono tenute , ciascuna in relazione alle proprie sostanze, e alla propria capacità di lavoro professionale e casalingo, a contribuire ai bisogni comuni; le parti concordano tra loro l’indirizzo della vita familiare e fissano la residenza comune; a ciascuna delle parti spetta il potere di attuare l’indirizzo concordato”.

Il ddl Cirinnà, insomma, attribuisce alle persone dello stesso sesso gran parte dei poteri che attualmente vengono riconosciuti dalla legge ai coniugi. Per molti il riconoscimento delle unioni civili è necessario in una nazione all’avanguardia, liberale e aperta. E’ indubbio che il ddl Cirinnà, qualora diventasse legge, porterebbe una grossa novità nell’ordinamento italiano. I gay esulterebbero, così come i conviventi di sesso diverso. I cattolici, però, sono sul piede di guerra e temono che un’eventuale approvazione del ddl Cirinnà favorirà il massiccio ricorso alla pratica dell’utero in affitto. Il Governo, secondo i cattolici, dovrebbe pensare a sostenere la famiglia tradizionale, invece di preoccuparsi delle unioni gay. Monsignor Nunzio Galantino, segretario della Cei, ha detto qualche mese fa:

“Vorrei fosse chiaro che, se dovessi, farei una legge sulla famiglia e per la famiglia. Non farei questo”.

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