Istat: donne italiane rinunciano al lavoro per impegni familiari

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Istat: donne italiane rinunciano al lavoro per impegni familiari

Istat: donne italiane rinunciano al lavoro per impegni familiariSecondo un’indagine Istat, una buona percentuale di donne italiane rinunciano al loro per gli impegni familiari. In particolare, il 44% delle donne italiane ha lasciato stare la vita lavorativa per dedicarsi alla famiglia

 

In Italia sono poche le donne che lavorano rispetto a quelle che vivono in altri paesi. Nel Belpaese il tasso di occupazione medio femminile si attesta al 46,8%, mentre quello europeo è pari al 56,8%. L’Istituto di statistica ha sottolineato nel report intitolato “Come cambia la vita delle donne”:

“Sono poco meno di 10 milioni le donne che nel corso della loro vita, a causa di impegni familiari, per una gravidanza o perché i propri familiari così volevano, hanno rinunciato a lavorare, hanno dovuto interrompere il lavoro o non hanno potuto accettare un incarico o non hanno potuto investire come avrebbero voluto nel lavoro”.

Insomma, gran parte delle donne italiane non ha mai iniziato a lavorare o ha rinunciato ad incarichi importanti a causa della famiglia o per le pressioni dei parenti. In Europa non è sempre così. Le donne riescono meglio ad armonizzare gli impegni lavorativi con quelli familiari. L’Istat, però, ha rilevato che negli ultimi anni è aumentato il numero delle donne capofamiglia, ovvero coloro che contribuiscono maggiormente a soddisfare i bisogni del nucleo familiare:

“Oggi molte donne procurano alla famiglia entrate economiche maggiori, così come sono aumentate le monogenitore o le donne che vivono sole, tutti nuclei in cui la donna rappresenta obbligatoriamente il capofamiglia. Si tratta di circa 8 milioni 200.000 donne, oltre un milione in più rispetto al 2005”.

Nel Belpaese, dunque, molte donne devono dire addio al lavoro per dedicarsi alla famiglia. La situazione è peggiorata con la crisi economica, che ha generato molti disoccupati. Dal 1995 al 2008 era cresciuta notevolmente l’occupazione; poi, nel 2008, con l’avvento della crisi economica, c’è stato un vero crollo. Ciò dispiace anche perché una maggiore presenza delle donne nel mondo del lavoro avrebbe l’effetto importante di aumentare il Pil dell’1%, ogni anno.

Le donne possono fare la differenza in ambito economico, favorendo il progresso delle nazioni. Ecco perché i governi devo fare il possibile per eliminare tutte le discriminazioni tra uomo e donna nel mondo del lavoro. In Italia c’è molto da fare, soprattutto al Sud, dove il numero delle donne occupate è decisamente basso. Impegni familiari e bisogno di accudire i figli sono i motivi maggiori per cui le donne non lavorano o guadagnano molto meno rispetto agli uomini. La stessa Ocse, tempo fa, riferendosi alla situazione italiana dichiarò:

“L’Italia ha bisogno di migliorare le politiche per la famiglia e di una maggiore partecipazione degli uomini nella vita domestica”.

L’Ocse sostiene che l’eliminazione di qualsiasi disuguaglianza tra uomini e donne nel mondo del lavoro rappresenta la vera arma per combattere la crisi economica e favorire lo sviluppo socio-economico delle nazioni. Non possiamo che condividere la visione dell’Ocse. Le donne rappresentano un’importante risorsa per il progresso e la prosperità. Il problema è che in molte nazioni, Italia compresa, il ‘gap gender’ lavorativo è alquanto rilevante. L’obiettivo numero di gran parte delle nazioni, dunque, deve essere proprio la riduzione di tale divario.

 

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