L’Italia non ha bisogno di più aborti

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L'Italia non necessità di un numero maggiore di aborti

L'Italia non necessità di un numero maggiore di abortiLe donne italiane hanno difficoltà ad abortire per l’aumento del numero degli obiettori di coscienza. Non solo, i medici che non obiettano vengono spesso penalizzati, anche sul versante lavorativo

 

Il presidente dell’Associazione Comunità Paolo Giovanni XIII, Giovanni Ramonda, parlando dell’interruzione volontaria della gravidanza, ha dichiarato:

“Anacronistico che l’Europa ci accusi di non agevolare l’aborto. Concentriamoci piuttosto su come possiamo far nascere 100 mila bambini. Che l’Italia, Paese sempre più vecchio e senza figli, venga ripresa dall’Europa perché non agevola abbastanza l’aborto mi sembra quanto meno anacronistico”.

Giovanni Ramonda, responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII, ha commentato con queste parole la notizia diffusa oggi dai media secondo cui il Comitato europeo dei diritti sociali accusa l’Italia di violare l’applicazione della Legge 194, non garantendo sufficientemente il ricorso all’aborto e discriminando i medici obiettori. Ramonda ha aggiunto:

“Colpisce il fatto che a sollevare la questione sia stata la Cgil. Ma sono coscienti al sindacato che se non si riprende a mettere al mondo figli tra un po’ crollerà tutto il sistema previdenziale e di tutela dei lavoratori che i nostri padri hanno messo in piedi con grandi sacrifici? A parte il fatto che il diritto all’obiezione di coscienza va sempre garantito quando ci sono in ballo questioni di importanza vitale, e il sindacato dovrebbe essere in prima linea nel tutelare questo diritto, qui la questione vera non è aumentare gli aborti ma al contrario rimuovere le cause che ancora oggi inducono a sopprimere 100mila bambini mentre sono ancora nel ventre materno. Nella nostra esperienza di aiuto alle mamme in difficoltà  emerge con chiarezza che spesso il ricorso all’aborto è legato a storie di emarginazione, di povertà , di pressioni nei confronti delle donne da parte di familiari e a volte anche del datore di lavoro. E’ su questo che dovremmo concentrarci, per trovare strumenti davvero efficaci che garantiscano a tutti il primo diritto umano, che è quello di nascere. In questo Anno della misericordia sarebbe bello scegliere tutti insieme una moratoria sull’aborto: salveremmo in un anno 100mila bambini”.

Condividiamo appieno le parole di Giovanni Ramonda. Si dovrebbero risolvere tutte le problematiche che incentivano molte donne ad abortire invece che favorire l’interruzione volontaria della gravidanza. Molte donne che vogliono abortire, in Italia, sono ostacolate per il grande numero di medici obiettori nei nosocomi. E coloro che non obiettano sono oberati di lavoro. Secondo recenti dati il tasso di abortività, in Italia, è uno dei più bassi d’Europa. Perché? Per alcuni ciò è conseguenza dell’alto numero di aborti clandestini nel Belpaese. Due mesi fa, gli operatori sanitari hanno trasmesso al Ministero della Salute una lettera in cui affermavano:

“Noi, operatrici e operatori della salute riproduttiva, ci chiediamo che fine fanno le donne che incontrano tanti gravi ostacoli alla loro domanda di salute. E’ possibile che possano pensare di ricorrere al ‘fai da te’, rivolgendosi al fiorente mercato clandestino delle sostanze abortive?”.

Secondo dati trasmessi dalla CGIL al Consiglio Europeo, in Italia la percentuale dei medici obiettori oscilla tra il 67% e l’80,5%. In molte strutture sanitarie tutti i medici si astengono dall’applicazione della legge 194/1978. Tutto ciò non fa che proliferare il ricorso all’aborto clandestino, anche se per il Ministero della Salute sembra che tutto sia ok.

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