Andrea Urcioli, l’italiano bloccato in Kuwait è tornato a Bologna

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Dopo una controversia societaria che l’aveva trattenuto in Kuwait, Andrea Urcioli ha fatto ritorno in Italia, atterrando all’aeroporto di Bologna. Urcioli, dipendente della ditta Cmc, si era ritrovato in un problema di cui non avrebbe dovuto far parte – non essendo una figura dirigenziale  – insieme al suo collega portoghese Ricardo Pinela. Alla fine, dopo gli accordi diplomatici tra la Farnesina e l’ambasciata italiana in Kuwait, tutto si è risolto per il meglio e Urcioli ha potuto fare ritorno in Italia.

Andrea Urcioli ha fatto ritorno in Italia dopo il divieto di viaggio

Fin da subito la Farnesina e l’ambasciata italiana in Kuwait si erano mosse per assicurare ad Andrea Urcioli il ritorno in Italia. Il dipendente della ditta Cmc si è ritrovato all’interno di problemi di diversa natura, bloccato in Kuwait per il divieto di viaggio.

Dopo giorni di attesa, e dopo la convocazione dell’ambasciatore in Kuwait in Italia da parte della Farnesina, il “travel ban” è stato cancellato. Così come già aveva anticipato la Farnesina, questa cancellazione sarebbe stata seguita solo dal ritorno in Italia di Urcioli, che è atterrato a Bologna. Insieme a lui, anche il suo collega portoghese – Ricardo Pinela, che si era ritrovato nella stessa situazione – è potuto ritornare a casa.

Il problema che aveva trattenuto Andrea Urcioli in Kuwait

Il divieto di viaggio che aveva colpito i due dipendenti della ditta Cmc riguardava una questione di cui i due non facevano assolutamente parte.

La ditta aveva deciso di recedere un contratto dal valore di 22 milioni di euro, stanziati per la realizzazione di un quartiere residenziale a 40 chilometri da Kuwait City. Quest’atto aveva provocato la ribellione degli operai, che pretendevano il pagamento degli stipendi: nonostante ciò sia stato fatto dalla ditta, i due dipendenti sono stati comunque trattenuti.

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