In Italia ci sono più anziani che giovani e questa è la prima volta che accade. Faceva bene la Chicco ad invitare gli italiani al Baby Boom nell’anno dei mondiali senza la nazionale tra le squadre concorrenti. I dati sono allarmanti, l’Italia invecchia e non ci sono nascite.
L’Italia è uno dei paesi più vecchi del mondo
Non sono i libri di storia a dire che l’Italia è un paese vecchio, ma gli ultimi dati raccolti dall’ISTAT. Secondo lo studio di ricerca infatti questo non è un paese per giovani: per ogni under 35 ci sono 17 over 65. A sconvolgere ancora di più la situazione, il fatto che i numeri si verificano per la prima volta da 1861 e il distacco è visto come un segnale d’allarme: i sessantenni costituiscono il 28,7% della popolazione, mentre gli under 30 solo il 28,4%.
Quando è iniziato il calo delle nascite
Il calo delle nascite in Italia si è verificato intorno agli anni ’70, però dal 1991 è diminuito dell’11,2% mentre il numero degli anziani è aumentato del 7,6%. La longevità non è un fattore negativo, l’aspettativa di vita è aumentata. Alessandro Rosina, professore ordinario di Statistica sociale alla Cattolica di Milano ha spiegato che in Germania si è verifica la stessa situazione, i governi però sono intervenuti investendo in formazione, ricerca e sviluppo. Le novità demografiche dell’ultimo studio spiegano anche perché le scelte politiche oggi si concentrano sugli anziani e non sui giovani e, sempre secondo Rosina, “manca un manifesto programmatico di lungo periodo dedicato a questa generazione”.
Desertificazione giovanile
Francesco Sinopoli, il segretario della Federazione Lavoratori della Conoscenza, ha commentato i dati Istat dicendo che stiamo assistendo ad una vera e propria desertificazione giovanile. Per il rappresentante devono essere favoriti gli insediamenti nel mondo del lavoro e migliorare l’occupazione femminile seguendo i ritmi e i tempi delle donne per consentire la maternità. Rosina ha sottolineato che per l’Italia i giovani sono un costo e non un investimento. Tagliando le pensioni “più generose” si potrebbero redistribuire le risorse ai più giovani.
