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Ragazzi troppo connessi: c’è un rischio dipendenza?

Da Redazione

Agosto 05, 2022

Ragazzi troppo connessi: c’è un rischio dipendenza?

Nel corso degli ultimi quattro lustri, un fattore, più di altri, ha letteralmente modificato la vita dei singoli cittadini, semplificando la stessa in molti aspetti: la digitalizzazione. Chiunque di noi, in un modo o nell’altro, è stato toccato da questa novità che ha caratterizzato lo scorso decennio, che è stato consegnato alla storia, non a caso, come l’epoca dell’era digitale.

Le vendite dei dispositivi elettronici, smartphone in primis, è stata davvero travolgente, spinta anche dal grande impulso fornito dal mondo del commercio online, che ha reso più competitivi i prezzi e ampliato le opportunità di acquisto per i consumatori. I vecchi e cari “telefonini”, esplosi in Italia nella seconda metà degli anni ‘90, sono diventati sempre più evoluti, diventando quello che sono al giorno d’oggi.

Il telefonino è diventato uno strumento indispensabile, ma non bisogna abusarne

Chiamarli semplicemente telefonini, infatti, è alquanto riduttivo, dato che le originarie funzioni per le quali erano nato il telefono mobile, ovvero telefonate e SMS, sono di fatto diventate secondarie. La maggior parte del tempo trascorsa davanti ad uno smartphone riguarda la navigazione sul web alla ricerca dei contenuti a noi maggiormente graditi o passato davanti ad un’applicazione di messaggistica istantanea come WhatsApp o Telegram.

Una pluralità di funzioni che, col passare del tempo, hanno decretato l’indispensabilità di questo strumento, creando le basi per un abbattimento dei prezzi grazie ad una concorrenza sempre più serrata nel settore, complice la pluralità di domanda da parte dei consumatori. Nel settore, quindi, si è assistito ad un forte aumento della concorrenza tra operatori, a tutto beneficio degli utenti, in particolar modo le fasce più giovani.

Se, da un lato, le numerose offerte di telefonia mobile hanno reso lo smartphone davvero accessibile a tutti, dall’altro sempre più persone sono state portate ad abusarne, fino a trascorrere ore e ore davanti al display. E gli under 20, fascia d’età che ciclicamente si dimostra giocoforza attratta dalle novità, è quella che certamente corre il rischio di incappare in una sorta di “dipendenza” dallo smartphone.

Certo, non bisogna far di tutta l’erba un fascio, visto che la maggior parte dei nostri giovani ha un approccio sano ed equilibrato allo smartphone, utilizzandolo anche meno frequentemente rispetto ai loro genitori. Ma bisogna stare attenti a qualche segnale che, non di rado, viene lanciato da indagini condotte da psicologi e studiosi in tutto il mondo.

Le colpe dei genitori, che chiedono, inconsciamente, “autocontrollo” ai propri figli

Una di queste, ad esempio, pone in evidenza come alcuni ragazzi abbiano difficoltà ad interagire con altri soggetti della loro età, complice una socialità sviluppata prevalentemente in remoto tramite l’utilizzo di social network e applicazioni di messaggistica istantanea. Una mancanza di reali relazioni sociali che mette a rischio, non di rado, i rapporti nella vita quotidiana, con atteggiamenti piuttosto eloquenti.

Basti pensare, ad esempio, a quei ragazzi che faticano a guardare negli occhi l’altra persona a causa, per l’appunto, di una totale assenza di rapporti “veri”. In altre parole, per questi ragazzi il mondo virtuale è quello “reale”. E non il contrario. Scaricare le colpe solo sui ragazzi, in particolar modo i minorenni, è un facile e semplice esercizio che le persone più adulte compiono quasi per “pulirsi” la coscienza.

Secondo alcuni studi, infatti, il 65% dei genitori lascerebbe navigare tranquillamente il proprio figlio minore in qualsiasi momento della giornata, per il tempo che preferisce e con chiunque desidera. In questi casi, quindi, si demanda al ragazzo una sorta di “auto-controllo” di sé stesso, che in alcuni casi, purtroppo, porta ad un’eccessiva dipendenza dai dispositivi elettronici ed una mancanza di vita sociale quotidiana.

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