Studentessa fuori corso pretende la ‘paghetta’: giudici le danno ragione
Da Redazione
Settembre 06, 2017
Uno studente universitario, anche se fuori corso, ha diritto ad essere mantenuto dai genitori? Sì, almeno stando a una recente decisione della Corte d’Appello di Trieste, che ha dato ragione a una studentessa 26enne fuori corso che aveva portato in giudizio il padre. La ragazza, residente a Pordenone, si era lamentata per la riduzione della ‘paghetta’ da parte del genitore. Alla fine i giudici hanno il riconosciuto il diritto al mantenimento della ragazza, anche se non in regola con gli esami. I genitori della studentessa sono separati. Proprio il fatto che la 26enne non fosse in linea con il percorso universitario, aveva indotto il genitore a ridurle la paghetta. Ciò, secondo i magistrati, è ingiusto. Alla ragazza sono stati adesso riconosciuti 350 euro mensili, 400 euro per il divertimento e 1.000 euro l’anno per le vacanze.
Il padre si era appellato alla sentenza di prima grado
Il padre della studentessa universitaria di Pordenone aveva impugnato la sentenza di primo grado, che lo obbligava a mantenerla, davanti alla Corte d’Appello, affermando che la riduzione della paghetta aveva lo scopo di responsabilizzare la figlia, quindi la finalità era educativa. Neanche i giudici di secondo grado, però, hanno voluto sentire ragioni, attestando il dovere del padre di continuare a mantenere la figlia, seppur fuori corso. Una sentenza che certamente fare discutere e, perché no, rischierà di incrementare il fenomeno del lassismo universitario. Della serie: ‘Chi me lo fa fare a studiare sempre per essere in regola con gli esami, tanto papà e mamma sono sempre obbligati a mantenermi’.
Studenti fuori corso: Italia maglia nera in Europa
Uno dei mali atavici dell’università italiana è rappresentato proprio della tarda età in cui si arriva alla laurea. Quello dei fuori corso in Italia è un vero esercito. Rispetto alle altre nazioni, l’Italia primeggia in termini di studenti che non si laureano nei tempi giusti. Si arriva troppo tardi, insomma, al titolo accademico nel Bel Paese. E la recente sentenza della Corte d’Appello di Trieste non contribuisce certo a contrastare la criticità del mondo universitario.
Stando ai dati del 2014, solo il 45% dei laureati ha conseguito il titolo in corso. Una percentuale che fa riflettere sulla dimensione del problema. C’è chi si laurea molto tardi: circa il 20% dei laureati si è portato a casa il titolo con 3 anni di ritardo. Tutto ciò è pazzesco per il ministro Poletti, secondo cui è meglio laurearsi prima, magari con un voto più basso, che tardi, con un voto più alto. Ciò per agevolare la rapida entrata dei giovani nel mondo del lavoro. Il ritardo nel concludere il corso di studi, comunque, dipende comunque dal corso di laurea. Ce ne sono certi in cui solo il 30% degli studenti si laurea in corso.
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