Vaticano, sigarette bandite dal 2018: stretta sul fumo del Papa

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Sigarette addio in Vaticano: Papa Francesco le bandisce

Sigarette addio in Vaticano: Papa Francesco le bandisceStretta dello Stato del Vaticano sulle sigarette. Papa Francesco ha preso una decisione che resterà nella storia. Dal 2018 in Vaticano non saranno più vendute le sigarette ai religiosi, ai dipendenti e ai diplomatici. Il Vaticano non vuole sostenere una ‘pratica che danneggia la salute’. La notizia è stata comunicata dal portavoce vaticano Greg Burke: ‘Il Santo Padre ha deciso che il Vaticano terminerà la vendita di sigarette ai propri dipendenti a partire dal 2018. Il motivo è molto semplice: la Santa Sede non può cooperare con un esercizio che danneggia chiaramente la salute delle persone. Secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità, ogni anno il fumo è la causa di più di sette milioni di morti in tutto il mondo. Le sigarette, vendute ai dipendenti e pensionati del Vaticano a un prezzo scontato, erano fonte di reddito per la Santa Sede. Tuttavia, nessun profitto può essere legittimo se mette a rischio la vita delle persone’.

Il business delle sigarette in Vaticano

Il Pontefice ha più volte rammentato l’importanza di curare la salute e fare il possibile per aiutare i sofferenti e i malati. Per Papa Bergoglio la salute ‘costituisce un bene primario e fondamentale di ogni persona’, quindi ha capito che bisogna porre fine al commercio delle ‘bionde’ in Vaticano, che ha lucrato per molti anni sul vizio della gente. Adesso Francesco dice basta. Una scelta che, certamente, farà calare le entrate dei negozi vaticani.

L’Espresso, 2 anni fa, aveva pubblicato alcuni documenti secondo cui la Cosea – la Pontificia commissione referente di studio e di indirizzo sull’organizzazione della struttura economico-amministrativa avrebbe invitato diverse aziende di revisori di conti a svolgere indagini sugli affari del Vaticano. A stilare un dossier accurato sulle attività commerciali della Santa Sede, dal 2010 al 2012, era stata la Ernst&Young nel 2013.

In base a quanto accertato dalla Ernst&Young, lo spaccio di sigarette era per il Vaticano una grossa sorgente di denaro. Solo i dipendenti del Vaticano, però, potevano acquistare le ‘bionde’. Le sigarette potevano essere acquistate soltanto dai dipendenti vaticani (al massimo 5 stecche al mese). Ciò, per L’Espresso, vale solo in linea di principio perché migliaia di persone non autorizzate dalla legge riescono a portarsi a casa pacchetti di bionde e sigari cubani a pochi soldi.

Cosa faranno i prelati tabagisti?

Grazie alle sigarette, il Vaticano guadagnava più di 10 milioni l’anno. Cosa faranno, dal 2018, sacerdoti, vescovi e cardinali tabagisti? Sì perché anche tanti soggetti che vestono l’abito talare hanno il vizio del fumo. Forse, tali soggetti dovranno reperire il tabacco fuori dal Vaticano. Si prevede dunque un forte afflusso di alti prelati nelle tabaccherie italiane.

Tanti preti, vescovi e cardinali sono stati immortalati mentre fumavano sigarette, sigari e pipe. Nel 2005, anteriormente al pre Conclave, destò scalpore l’immagine del portoghese José da Cruz Policarpo, all’epoca arcivescovo di Lisbona, che fumava davanti a Santa Marta.

Giro di vite sui tabacchi ma non su vini e liquori in Vaticano. Se da un lato, infatti, verrà bandita la vendita di sigari, sigarette e pipe, negli esercizi commerciali vaticani si potranno sempre acquistare vini e liquori, anche molto costosi.

Non è comunque semplice fare shopping in Vaticano. Bisogna possedere una tessera nominale rilasciata dal Corpo Diplomatico. Chi ha la fortuna di possedere tale tessera? Pensionati della Santa Sede, dipendenti vaticani ed istituti religiosi.

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