Cancer coaching per affrontare meglio il cancro

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cancer-coaching-tumore-pazientiChi scopre di avere un cancro può chiudersi in se stesso, snobbando la vita sociale ed allontanando amici, parenti e cari. Le reazioni dei pazienti, quando viene diagnosticata una neoplasia, sono varie. C’è chi è più ottimista  e crede di farcela e chi, invece, si dispera e passa le giornate a pensare al male. Sono proprio quest’ultime persone che avrebbero bisogno di un cancer coach, ovvero una sorta di allenatore che aiuta a fronteggiare la brutta malattia. La figura professionale del cancer coach è nata in Nord America, dove c’è un altro metodo per affrontare il cancro, un approccio più pratico ed orientato a raggiungere obiettivi importanti in poco tempo.

Figura poco conosciuta in Italia

Il termine ‘coach’ deriva proprio dall’ambito sportivo. Proprio come il mister di una squadra, il cancer coach deve motivare il paziente, deve fargli capire che nulla è impossibile, e guarire non è un’utopia. Tale figura professionale aiuta il malato di tumore a fronteggiare tutte le sfide che si troverà dinanzi: personali, con l’eventuale partner, familiari etc. In Italia la figura del cancer coach è ancora poco conosciuta anche perché sono poche le persone che svolgono tale professione. Eppure ce ne sarebbe tanto bisogno? Alla base del rapporto tra paziente e cancer coach c’è la fiducia. Il malato deve fidarsi di chi ha davanti e sentirsi a proprio agio.

In base a recenti sondaggi, il 75% delle sedute di cancer coaching avvengono mediante il telefono. Come mai? Beh, in tal modo il paziente si sente libero di dire quello che pensa, di dire come si sente. E’ libero di sfogarsi e non si vergogna. L’iter di coaching non è lungo, anzi già dopo qualche seduta si vedono, generalmente, risultati incoraggianti. I pazienti iniziano ad attuare i consigli ricevuti nella vita quotidiana. Il male inizia a sembrare meno terribile. Ogni paziente è diverso e quindi ogni seduta è differente. Il cancer coach valuta il trascorso del paziente, le sue esperienze e come reagisce ai cambiamenti. In alcuni casi bastano 6 sedute, in altri 8 o 10.

Allenare i pensieri

Come può evincersi dal nome, il cancer coach allena i pensieri e il comportamento del malato, aiutando a gestire nel modo migliore le situazioni e gli imprevisti tipici della patologia. Chi è malato di cancro sa bene di cosa stiamo parlando. Un training a livello emotivo che porta a sentirsi meglio e coltivare i rapporti con gli altri, evitando eventuali isolamenti. Corpo e mente non sono universi distanti ma sono legati: gestire bene le emozioni, dunque, è fondamentale, specialmente per chi sta vivendo un momento difficile. Il cancer coaching è determinante specialmente dopo la diagnosi del cancro. Attraverso le sedute il malato riesce a superare le paure e le ansie e diventa artefice della sua guarigione. Non è più una vittima ma una persona forte, che combatte contro un nemico e cerca di sconfiggerlo in ogni modo.

Cancer coaching importante anche per i caregivers

Alle sedute di cancer coaching dovrebbero partecipare anche i caregivers, ovvero coloro che assistono il malato, perché apprendono come gestire l’ansia, lo stress e le emozioni, migliorando così l’assistenza. Le sedute sono fondamentali anche durante le cure (ad es. in occasione delle sedute di chemio). E’ infatti scientificamente dimostrato che un atteggiamento positivo rende le terapie più efficaci.

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