Infarto, diagnosi precoce: individuato nuovo marcatore genomico
Da Redazione
Maggio 15, 2019
Le malattie coronariche e gli infarti del miocardio sono tra le principali cause di decesso e disabilità. Si calcola che in Italia uccidano circa 70.000 persone all’anno. Cosa fare per prevenire gli attacchi cardiaci? Ovviamente la prima cosa è adottare uno stile di vita sano ed equilibrato, fatto di attività fisica regolare e buona alimentazione. La seconda cosa è la possibilità di effettuare una diagnosi precoce grazie ad una recente scoperta fatta dai ricercatori italiani. Secondo i dati scientifici l’infarto è scritto nel sangue del paziente. E’ stato rilevato infatti un nuovo marcatore genomico che permetterà di prevenire nuovi decessi.
MiR-423, di cosa si tratta: dettagli e informazioni
Da un nuovo studio pubblicato sulla rivista Plos One, MiR-423, frutto di una collaborazione fra i ricercatori della Sezione di Genetica Medica del Policlinico Tor Vergata di Roma, guidati da Giuseppe Novelli, e di quelli della Sezione di Cardiologia dell’Università e del Policlinico Tor Vergata diretti da Franco Romeo, è emersa una scoperta rivoluzionaria. Il team di ricercatori ha individuato un nuovo biomarcatore genomico che permetterà di effettuare una diagnosi precoce di malattie coronariche e infarti del miocardio.
Come funziona il nuovo marcatore genomico
Il nuovo marcatore si chiama MiR-423, ma come funziona di preciso? Come riportato da liberoquotidiano.it, sebbene le ricerche e gli studi scientifici abbiano identificato numerosi loci genetici molto poco si sa sulla loro precisa funzione. I medici hanno inoltre potuto appurare che ogni paziente risponde in modo del tutto soggettivo e unico al trattamento ed alla terapia. In questo senso un’anamnesi accurata del paziente – comprensiva delle variabili ambientali, genetiche e epigenetiche – potrebbe permettere di stilare una scheda personalizzata del soggetto a rischio.
Lo studio in collaborazione di Tor Vergata ha preso in esami pazienti con malattia coronarica stabile – cronica, senza sviluppo di infarto – e pazienti con malattia coronarica instabile – con infarto acuto del miocardio. Lo studio dei due team di ricercatori ha cercato di identificare nuove varianti epigenetiche correlate all’insorgere di malattie coronariche o di infarti. In questo senso è stato individuato il biomarcatore genomico MiR-423 che permetterebbe di fare un ulteriore passo in avanti nel campo dell’individuazione del rischio e della diagnosi precoce.
Infarto del miocardio: sintomi e cause
Un attacco cardiaco – o infarto del miocardio – è dovuto ad un coagulo di sangue, chiamato trombo, che blocca all’improvviso il flusso di sangue all’interno di un’arteria coronaria. L’interruzione del flusso sanguigno diretto al cuore, con il passare del tempo, può danneggiare il muscolo cardiaco. I sintomi e le cause dell’infarto son molteplici e non sempre facilmente individuabili. Vediamone alcune.
Sintomi di un attacco cardiaco
- Oppressione toracica, morsa costrittiva o peso nel petto in modo continuativo per molti minuti – di solito più di venti – senza interruzione.
- Dolore che dal petto passa alla spalla, al braccio, alla schiena, fino ai denti ed alla mandibola
- Dolore toracico che aumenta di frequenza ed intensità
- Dolore prolungato nella parte alta dell’addome ed alla bocca dello stomaco
- Nausea e vomito
- Mancanza di respiro
- Sudorazione
- Sensazione di svenimento
Cause dell’infarto e fattori di rischio
I fattori di rischio dell’infarto del miocardio sono molteplici:
- Età: gli uomini con più di 45 anni e le donne con più di 55, hanno più probabilità di avere un attacco del miocardio rispetto alle persone più giovani.
- Sesso: la differenza di genere è un fattore determinante nell’occorrenza dell’infarto. Gli uomini infatti hanno generalmente un rischio maggiore di malattia coronarica.
- Fumo: fumare in modo attivo ed esporsi al fumo passivo in modo continuativo, danneggia le pareti interne delle arterie favorendo i depositi di colesterolo e di altre sostanze. Il fumo rallenta anche il flusso sanguigno ed aumenta il rischio di formazione di coaguli di sangue, ovvero i trombi.
- Diabete mellito: Il diabete aumenta fortemente il rischio di aterosclerosi e infarto.
- Ipertensione arteriosa: col passare degli anni le arterie e le loro pareti si irrigidiscono e la pressione sanguigna all’interno si alza. La pressione alta può danneggiare le arterie accelerando il processo di aterosclerosi. Il rischio di ipertensione arteriosa è maggiore mano a mano che si avanza con l’età, ma è anche correlato ad un’alimentazione troppo ricca di sale o al sovrappeso.
- Colesterolo alto e trigliceridi nel sangue – ipercolesterolemia, ipertrigliceridemia: un livello alto di colesterolo dannoso – chiamato LDL – nel sangue aumenta il rischio di restringimento di tutte le arterie e quindi anche delle coronarie. Il colesterolo alto è correlato ad un’alimentazione ricca di grassi saturi e di colesterolo. Anche un eccesso di trigliceridi contribuisce ad accelerare l’aterosclerosi, mentre un alto livello di colesterolo buono -chiamato HDL – ne riduce il rischio.
- Predisposizione genetica all’infarto: se parenti stretti hanno avuto un infarto, il rischio è maggiore nelle generazioni successive. Questo è dovuto a caratteristiche genetiche sulle quali al momento non esiste nessuna misura preventiva concreta.
- Sedentarietà: uno stile di vita sedentario favorisce lo sviluppo di elevati livelli di colesterolo, di diabete, di ipertensione arteriosa e di obesità. Le persone che praticano attività fisica regolare hanno una miglior salute cardiovascolare e un rischio minore d’infarto.
- Obesità: le persone obese hanno un’alta proporzione di grasso corporeo – con un indice di massa corporea uguale o superiore a 30. L’obesità aumenta il rischio di sviluppare l’aterosclerosi poiché è correlata a elevati livelli di colesterolo, di pressione arteriosa e di glicemia – con un aumento anche del rischio di diabete.
- Stress: lo stile di vita può aumentare il rischio di infarto. In condizioni di stress, infatti, aumentano gli ormoni in circolo nel sangue come l’adrenalina ed il cortisolo che possono indurre l’aumento della pressione arteriosa.
- Uso di droghe: l’uso di droghe stimolanti, come la cocaina o le anfetamine, può scatenare la rottura di un’arteria coronarica con conseguente infarto.
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