Le professioni sanitarie vincono la sfida con l’Industria 4.0

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Pro o contro? La tecnologia sta cambiando il nostro mondo e ancora superiori saranno i cambiamenti a cui dovremmo abituarci nel prossimo futuro, compresi degli effetti anche molto evidenti sul mondo del lavoro. L’impatto della cosiddetta Industria 4.0 infatti si vedrà anche nelle professioni, con effetti che variano a seconda delle caratteristiche.

Lo studio presentato al Senato. A fare il punto sulla situazione è uno studio preparato dall’Istat e presentato al Senato italiano nei giorni passati, intitolato proprio “L’impatto sul mercato del lavoro della quarta rivoluzione industriale“, che prova a chiarire quali saranno gli scenari del cambiamento del mondo del lavoro e quali saranno le professioni vincenti e quali, invece, quelle che rischiano di pagare lo scotto maggiore.

Le professioni del futuro. Per la precisione, l’Istat ha individuato 27 professioni che hanno già tratto beneficio dei prodromi della rivoluzione industriale 4.0, che in generale dovrebbe favorire i lavori qualificati nel commercio e nei servizi e le professioni intellettuali e scientifiche a elevata specializzazione.

L’assistenza sanitaria si rivela all’avanguardia. Tra tutte, spicca la performance di alcune professioni sanitarie riabilitative, come podologi e fisioterapisti, e quella di figure qualificate nei servizi sanitari e sociali, secondo l’Istat; al contrario, tra i lavori più a rischio ci sono quelli del settore costruzioni e quelli legati a mansioni di ufficio. Giusto per fare qualche esempio, parliamo di mansioni come quelle svolte dal personale addetto a compiti di controllo e verifica, dagli addetti alla funzione di segreteria, dai contabili e dagli addetti all’immissione di dati, tutte “superate” dalle macchine che svolgono le stesse operazioni.

Corsa al posto. Insomma, le professioni sanitarie si rivelano particolarmente interessanti anche in chiave futura, e forse non a caso negli ultimi anni è aumentata di molto la richiesta da parte degli studenti italiani per l’accesso ai corsi universitari di queste discipline, che come noto sono regolati dal numero programmato e da un rigoroso test di ingresso. Quest’anno il totale di posti messi a disposizione dal Ministero dell’Università per le varie professioni sanitarie (afferenti alla classe SNT/1 e SNT/2) è di 19.902 in tutta Italia, da suddividere per i corsi destinati ad esempio a infiermeristica, logopedia, fisioterapia e così via. 

Percorsi alternativi. Basta questo per capire che non sempre è facile riuscire ad avere l’accesso al percorso immaginato attraverso l’istruzione pubblica, mentre si sta diffondendo anche la formazione privata, che mira a garantire un’alternativa a chi vede in queste professioni il proprio futuro, anche lavorativo. Anche se in questo caso, ovviamente, il costo della propria formazione aumenta in modo anche sensibile.

La soluzione osteopatia. E in tema di alternative, con le dovute differenze, va segnalata anche la possibilità di iscriversi a corsi di osteopatia come quelli organizzati da Tcio a Milano, aperti sia a diplomati che a laureati in discipline non sanitarie, che assicurano la formazione di Osteopati professionisti, esperti nel campo molto specifico di questa medicina manuale osteopatica e che vantino una solida preparazione sia dal punto di vista teorico che, soprattutto, specialmente pratico. Chiaramente, oltre ai corsi di osteopatia chi intende seguire questa strada dovrebbe valutare l’affidabilità dell’ente promotore: la citata Tcio, ad esempio, è una scuola milanese che opera da anni in questo settore, con ottimi risultati, e che si affida per la formazione a un ottimo team di osteopati professionisti, medici e docenti universitari.

 

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