Decreto fiscale, Delrio: “Norma non si applica a Berlusconi”

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Graziano Delrio, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, ha voluto fare qualche precisazione in merito alla discussa delega fiscale e al presunto favore a Silvio Berlusconi.

“Questo Paese ha bisogno di attuare la delega fiscale. Tornare nell’immobilismo democratico, per cui se ci sono diversi pareri non si decide nulla, non è più possibile. Detto ciò, quello uscito è il testo discusso e approvato. Non c’è nessuna manina che finito il Consiglio abbia inserito o tentato di inserire alcunché, ma siamo pronti a cambiarlo“, ha asserito Delrio.

“Lo spirito del provvedimento non deve cambiare. Dobbiamo aumentare le pene sui casi più gravi, ma vanno depenalizzati gli errori fiscali che non costituiscono frode e che introducono un blocco nel rapporto tra fisco e cittadini. Non credo che ci sia nessun problema a tenere aperto il provvedimento fino a quando non si trova un equilibrio che possa evitare qualsiasi cattiva interpretazione”. Quel Consiglio ha discusso della delega fiscale, che è un enorme passo in avanti per questo Paese, perché abbiamo un sistema che si concentra sui piccoli evasori lasciando immuni i grandi. Il punto è che se tutto è penale poi si finisce che nulla è penale. Su questo si intendeva e si intende intervenire. Sul fatto se si dovesse includere o meno soglie percentuali o assolute, c’è stata una discussione che ha prodotto il testo poi pubblicato. Mi stupisco di chi si stupisce che il testo uscito dal consiglio sia diverso da quello entrato. D’altra parte, nessuno ha mai pensato e nemmeno è stato mai stato detto di produrre un testo a favore di qualcuno o contro qualcun altro. I testi legislativi si fanno per rendere questo Paese più civile. Se poi ci sono dei dubbi, il testo può essere riesaminato come ha detto il presidente del Consiglio, in modo da fugare qualsiasi sospetto di favoritismi. Però francamente la discussione in consiglio dei ministri è stata molto serena. Quando esce un testo la responsabilità è sempre della collegialità del Consiglio dei ministri. Nel Consiglio il tema è stato dibattuto ampiamente. C’è chi parlava del 3 per cento, chi di una soglia economica di 150mila euro, su questo ogni tecnico ha la sua teoria. E comunque, pur non essendo un giurista, sono abbastanza certo che la norma non si applica al caso del dottor Berlusconi. Comunque il tema fondamentale di cui abbiamo dibattuto era un altro: in questo Paese ci sono meno di cento persone in galera per evasione fiscale”, ha spiegato il sottosegretario alla Presidenza.

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