La leucemia schiva il sistema immunitario: identificato il meccanismo

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Il gruppo di ricercatori milanesi dell’Irccs presso l’Ospedale San Raffaele è riuscita a scoprire gli espedienti grazie ai quali le cellule che caratterizzano la leucemia mieloide acuta riescono a schivare il sistema immunitario a seguito del trapianto di midollo.

Lo studio del team italiano è stato pubblicato e ripreso nelle pagine social di Nature Medicine e Nature Communications. La ricerca tutta milanese è stata resa possibile grazie allo studio e all’analisi delle cellule tumorali e i linfociti T.

Lo studio sulle cellule della leucemia mieloide

Lo studio sulle cellule della leucemia mieloide è stato reo possibile grazie ai fondi provenienti dal Ministero della Salute e ai soldi raccolti dall’Airc, l’Associazione italiana per la ricerca sul cancro. Questo è un ente privato, nato nel 1965, senza scopi di lucro. L’Associazione nacque ad alcuni ricercatori dell’Istituto dei tumori di Milano, tra i quali il professor Umberto Veronesi e il professor Giuseppe Della Porta.

Nello screening il team scientifico ha potuto dimostrare come le cellule abbiano trovato due nuovi sistemi per resistere alle terapie e sfuggire così al sistema immunitario. Per quanto riguarda il primo sistema, le cellule hanno maturato la capacità di ridurre l’espressione delle molecole HLA in superficie, sfuggendo in questo modo al controllo dei linfociti mentre nel secondo sistema hanno sviluppato la capacità di aumentare la presenza di recettori immunosoppressori e di conseguenza a far inattivare l’attività immunitaria.

La mutazione genetica del DNA

In passato, lo stesso gruppo di ricercatori che hanno effettuato questa nuova scoperta, capirono che il DNA assumeva una mutazione genetica in grado di cambiare alcune molecole per renderle similari e invisibili alle cellule del sistema immunitario dopo il trapianto. Nel 2009, infatti, l’equipe medica capì che proprio il DNA era in grado di salvare alcune cellule leucemiche, attraverso appunto questo processo di mutazione.

È molto importante i meccanismi che danno origine alla recidiva così sarà possibile classificare nello specifico ogni caso e puntare, dunque, a una cura mirata della leucemia paziente per paziente. Lo studio, quindi, si rivela molto importante poiché potrebbe dare la possibilità di migliorare le cure e le terapie già esistenti ed avere un approccio personalizzato per ogni singolo caso.

A capo della ricerca effettuata all’interno del laboratori milanesi ci sono stati Luca Vago, Fabio Ciceri e Chiara Bonini, che mirano alla nascita di nuove opzioni terapeutiche e migliorare gli esiti sui pazienti.

Cosa è possibile fare?

Per quanto riguarda i due sistemi scoperti dalle cellule leucemiche ci sono delle contromisure già disponibili. Per quanto riguarda i casi nei quali si palesa la mutazione genetica del DNA allora bisogna ricorrere ad un nuovo trapianto di midollo tramite un diverso donatore.

Per quanto riguarda tutti quei casi nei quali le molecole HLA vengono ridotte, allora si può portare il paziente in uno stato infiammatorio non a rischio che consentirà di alzare livello di interferone nel sangue, grazie al quale queste molecole si rigenerano.

Nei pazienti, invece, che presentano una attività dei linfociti T soppressa dalle cellule tumorali allora possono essere somministrati degli inibitori immunitari, che andranno a sbloccare i linfociti T e ripristinano velocemente la funzionalità corretta all’interno del sistema immunitario.

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